Maradona ha stabilito un legame con le persone come nessuno ha mai fatto. Unico nel calcio: non si allenava, non faceva una vita da atleta, ma comunque il più forte al mondo e unico con le persone: socievole, divertente ed empatico. Amato da tutti, per questo verrà per sempre ricordato.

Addio a Maradona, unico nel suo campo, fuoriclasse strampalato. Chi scrive non l’ha visto giocare da vicino, ma può raccontarlo come gli è stato descritto dai suoi genitori, dall’immaginario collettivo e dai media. Armonico, veloce e sicuro. Faceva sembrare tutto troppo semplice, con un controllo di palla così perfetto da sembrare l’idea di bellezza conferitagli dal Demiurgo platonico. El Pibe de Oro è molto più di una statistica che puoi trovare su Wikipedia, è stato un trascinatore in tutto: di squadre e di persone. Un uomo del popolo nei modi e nelle abitudini, poi sul campo un Dio. Le sue esagerazioni in tutto, nel calcio e nella vita. Così è stato amato perché così era Diego. Le sue non piccole trasgressioni quotidiane accanto alla perfezione col pallone. Una perfezione innata. Maradona è arrivato a toccare il cielo senza mai aver lavorato sodo sulle sue abilità. Una cosa impossibile per qualsiasi giocatore di alto o basso livello. Diego giocava e viveva senza schemi. La sua natura tanto particolare, il suo parlare di pancia, la sua vita istintiva hanno permesso a milioni e milioni di persone di immedesimarsi in un giocatore tanto lontano quanto vicino. Gli è stato perdonato tutto, quasi per ringraziarlo delle sue immense giocate che sapeva fare a 8 anni come a 35 e che non aveva mai allenato perché Diego è nato con l’idea di calcio in corpo.

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