Calcio: fallisce il golpe della Superlega

E’ fallito, nel giro di 48 ore, il progetto rivoluzionario della Superlega, un’operazione più a scopo commerciale che calcistica. L’iniziativa è stata trainata da tre presidenti: primo su tutti Florentino Perez, numero uno del Real Madrid, ideatore del progetto, Andrea Agnelli, per la Juventus e Joel Glazer, presidente del Mancheseter United. Al torneo, oltre a queste tre squadre, avrebbero partecipato: Milan, Inter, Manchester City, Chelsea, Liverpool, Arsenal, Tottenham, Barcellona e Atletico Madrid. Insomma i club più forti economicamente, calcisticamente e titolati al mondo, tralasciando PSG e Bayern Monaco che, nonostante l’invito, non hanno aderito. Secondo le previsioni i ricavi annui di questi club sarebbero raddoppiati perché il marketing del calcio si sarebbe focalizzato solamente sulla Superlega ai danni delle squadre minori che non ne facevano parte. A grandi guadagni sarebbero conseguite grandi spese che avrebbero ingigantito ancora di più la bolla finanziaria del football, già sovrastata dal peso degli investimenti esagerati e degli stipendi. Il campionato avrebbe sostituito il prestigio della Champions League e dei campionati nazionali. Sarebbe consistito in due gironi da dieci squadre, dove le prime avrebbero partecipato a una successiva fase ad eliminazione diretta per poi arrivare in finale. Ogni partita sarebbe stata top, grande controsenso in quanto le belle partite sono tali perché aspettate e ricercate con ansia e pazienza. Inoltre non sono le uniche che contano. La possibilità che una squadra minore possa battere una maggiore, o addirittura come il Leicester vincere il campionato, è sempre stato un punto a favore del calcio. La Superlega distruggerebbe tutto ciò. Squadre come l’Atalanta, forti, ma con poche spese, avrebbero un futuro travagliato in quanto il campionato dell’elité sovrasterebbe tutto il mondo del marketing, legato agli sponsor e del pubblico spostando l’attenzione solo su di esso. Il suo regolamento, inoltre, è strampalato. Alla lega parteciperebbero 20 squadre, le 15 fondatrici, che non posso retrocedere e altre 5, selezionate a seconda del loro rendimento nel campionato o nelle coppe dell’anno precedente. Tutto ciò è un controsenso, il fatto che le fondatrici non possano retrocedere va contro il principio meritocratico che è alla base di ogni sport. Inoltre il gioco più seguito al mondo verrebbe consegnato ai proprietari delle squadre ad essa partecipanti arricchendoli sempre di più e impoverendo le altre società. Perché è nata la Superlega? La Superlega è nata principalmente per due motivi. Il primo è per diminuire o estinguere i debiti, delle squadre, ingigantiti dalla pandemia. Il secondo motivo interessa l’intero mondo del calcio. Il problema sono i giovani che, sempre più immersi nel mondo digitale, non solo fanno fatica a praticare sport, ma non riescono a guardare una partita intera di calcio perché si annoiano. Tutto ciò è figlio del mondo digitalizzato d’oggi, i ragazzi sono abituati a essere sempre intrattenuti con video di poca durata che abbassano il loro livello d’attenzione. La Superlega, per riavvicinare questo target, avrebbe puntato non solo su gli scontri diretti tra top club, ma su una fruizione più semplice: i tempi sarrebbero passati da due a tre e il format principale sarebbero stati gli Highlights, da 5/2o minuti, più facili da digerire. Il progetto è fallito immediatamente perché è stato travolto dalle proteste dei tifosi e dagli appassionati del calcio europei, a cui si sono aggiunte le minacce della UEFA e la ferma contrarietà di tutti i più importanti politici europei. Un vero e proprio boato d’indignazione che ha immediatamente disintegrato il fronte dei club golpisti i quali, con la coda tra le gambe, hanno ritirato la loro partecipazione. Quel che rimane è una grossa figuraccia a livello mondiale.

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